Un nuovo Decreto per l’economia circolare: “Preparazione per il Riutilizzo” e riciclo in Italia
Il 16 settembre è stata una data cruciale per l’Italia, che ha finalmente adottato un decreto ministeriale sulla preparazione per il riutilizzo, un passo importante verso una gestione più sostenibile dei rifiuti.
Questo decreto segna un punto di svolta dopo 13 anni dal recepimento della direttiva europea sui rifiuti. Ma quali sono le implicazioni e le criticità di questa nuova normativa? Scopriamolo.
Una Normativa Tanto Attesa
Dopo anni di ritardo, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha emesso il decreto ministeriale n°119/23 sulla preparazione per il riutilizzo, fornendo finalmente una base giuridica per le attività che precedono il ritorno di un rifiuto a essere considerato un prodotto. Questo è un passo significativo per il settore della sostenibilità in Italia, che è uno dei paesi più attivi in Europa, con un giro d’affari stimato di 1,6 miliardi di euro nel 2021 secondo la Rete Operatori Nazionali dell’Usato (ONU).
I fondamenti della Preparazione per il riutilizzo
Il decreto ministeriale n°119/23, in vigore dal 16 settembre, stabilisce quattro criteri fondamentali per coloro che desiderano impegnarsi nella preparazione per il riutilizzo:
- Definisce le modalità operative e i requisiti minimi di qualificazione per gli operatori in procedura semplificata.
- Specifica le attrezzature tecniche e strutturali necessarie per le attività di preparazione per il riutilizzo.
- Fornisce dettagli sulle quantità massime di rifiuti impiegabili, la loro provenienza, tipologia e caratteristiche, insieme alle condizioni per le operazioni di preparazione.
- Stipula le condizioni specifiche per svolgere operazioni di preparazione per il riutilizzo.
La definizione di Preparazione per il riutilizzo
Il decreto ministeriale n°119 spiega chiaramente cosa si intenda per “preparazione per il riutilizzo”, una figura giuridica introdotta in Italia nel 2010. Questo processo riguarda “le operazioni di preparazione per il riutilizzo hanno a oggetto rifiuti idonei ad essere preparati per il loro reimpiego mediante operazioni di controllo, pulizia, smontaggio e riparazione che garantiscono l’ottenimento di prodotti o componenti di prodotti conformi al modello originario”.
L’etichettatura obbligatoria
Una novità significativa è l’obbligo di etichettare i prodotti preparati per il riutilizzo con la dicitura “Prodotto preparato per il riutilizzo (PPR)”. Questo requisito è esteso anche ai prodotti commercializzati per partite, consentendo un’identificazione precisa.
Cosa viene escluso dalla preparazione per il riutilizzo
Il decreto esclude alcune categorie di rifiuti dall’ambito di applicazione:
a) Rifiuti destinati alla rottamazione collegata a incentivi fiscali.
b) Rifiuti di prodotti cosmetici, farmaceutici e fitosanitari.
c) Pile, batterie e accumulatori.
d) Pneumatici fuori uso (PFU).
e) RAEE con caratteristiche pericolose e prodotti contenenti gas ozono lesivi.
f) Prodotti ritirati dal mercato senza il marchio CE, ove previsto.
g) Veicoli fuori uso.
Criticità e commenti
Se da un lato il governo accoglie positivamente il decreto, molti operatori del settore nutrono dubbi riguardo agli aspetti stringenti, che potrebbero frenare il percorso verso il riutilizzo anziché accelerarlo.
Pietro Luppi, direttore dell’Osservatorio del Riutilizzo, ritiene che le restrizioni quantitative sui RAEE e gli alti costi per l’autorizzazione semplificata potrebbero limitare l’attività d’impresa. Unirau, l’Unione delle imprese di raccolta, riuso e riciclo dell’abbigliamento usato, è preoccupata per la proliferazione di piccoli operatori a discapito della qualità e della professionalità del settore.
Inoltre, esistono preoccupazioni riguardo alla domanda effettiva per prodotti riutilizzati, soprattutto quando si confrontano i prezzi relativamente bassi delle apparecchiature nuove.
In sintesi, il decreto ministeriale sulla preparazione per il riutilizzo rappresenta un passo avanti per la sostenibilità e l’economia circolare in Italia, ma presenta sfide e questioni aperte che richiedono ulteriori analisi e discussioni. La strada verso una gestione più efficiente dei rifiuti è ancora lunga, ma questo decreto rappresenta un importante punto di partenza.